Kindle a 59€

Mi rubo solo qualche minuto per informarvi che su amazon.it si può trovare (solo per oggi) il e-reader di e-book kindle a soli 59€, contro i soliti 99€.

per maggiori informazioni vi rimando a questo articolo:

http://www.saggiamente.com/2013/02/04/kindle-solo-per-oggi-lebook-reader-piu-famoso-del-mondo-costa-59e/

e, se volete saperne di più sul kindle, ecco una dettagliata recensione:

http://www.ilmacminimalista.it/2011/12/recensione-del-kindle-da-99e/

Buona serata,

Andrea

Cose che nessuno sa, Alessandro D’Avenia (Stefania Di Cuia)

Alessandro D’Avenia è uno scrittore e un insegnante italiano che ha scritto due romanzi, di cui uno è appunto “cose che nessuno sa” e l’altro è “bianca come il latte, rossa come il sangue”. E’ uno scrittore molto giovane nato nel 1977 a Palermo. 

Ho deciso di leggere questo libro perchè amo questo scrittore, quando abbiamo letto il suo primo romanzo sono rimasta abbagliata dal suo modo di scrivere, così semplice eppure in qualche modo molto profondo. 

Questo nuovo romanzo tratta di Margherita che ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l’inizio del liceo. Un mondo nuovo per lei, affronterà così un forte cambiamento, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica di suo padre, che dice che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell’ostrica per l’attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino e nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un uomo alla ricerca di sé eppure capace di affrontare la vita attraverso la lettura, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell’Odissea, così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino. Margherita dopo aver conosciuto la verità sul padre e dopo la scoperta del viaggio intrapreso da Telemaco per cercare il padre, Ulisse, decise anche lei di mettersi in viaggio alla ricerca di suo padre con Giulio, unica persona che riesce a comprenderla e ad apprezzarla per quello che è realmente. Il viaggio è uno dei temi principali del libro, che aiuterà Margherita a crescere e a diventare finalmente una donna matura. Una figura molto importante per Margherita è la figura della nonna, Teresa, siciliana di nascita, che aiuta la nipote ad affrontare ogni problema della vita con tranquillità e felicità; le due donne hanno un rapporto molto speciale, non materno, nè amichevole, ma quel rapporto che si può creare solo tra una nonna e una nipote. Nonna Teresa insegna a Margherita a cucinare, le svela tutti i suoi segreti in cucina e le racconta molte storie, essendo lei una donna ormai anziana e vissuta. Margherita la ascolta sempre con molta attenzione e invidia, invidia perchè anche lei un giorno vuole la stessa storia d’amore che ha avuto sua nonna con suo nonno, ormai morto; vuole anche lei vivere le stesse bellissime esperienze della nonna; e vuole vivere sempre con il sorriso stampato in faccia. 

Durante il viaggio però Giulio e Margherita fanno incidente e, mentre Giulio rimarrà quasi illeso, Margherita andrà in coma dove però può sentire tutto ciò che succede intorno a lei. Lo scrittore durante questa fase utilizza una metafora greca, ovvero quella di Cloto, Lachesi e Atropo, secondo la mitologia greca infatti Cloto filava le strame della vita, Lachesi le tesseva e Atropo aspettava inesorabilmente di tagliarle. Ovviamente il libro finisce nel migliore dei modi e la frase finale che mi ha colpito molto è stata ” CLoto riprese a tessere, dopo aver annodato un filo a un altro filo”. 

Durante la lettura del libro avevo creato un documento Word che includeva tutte le frasi più belle, stessa cosa che ho fatto con “bianca come il latte, rossa come il sangue”. Vi riporto qui le frasi più belle del libro di cui ho appena parlato.

– “L’anima si rallegrava e le immagini gli si incrostavano sul cuore come alghe sopra gli scogli. Così fanno le storie: rendono soffici gli spigoli delle cose e ti permettono di camminarci sopra.”

– “Il coraggio spesso arriva quando è troppo tardi, perché la paura impedisce di vedere oltre e spinge invece a cercare di controllare ciò che stiamo perdendo, perché è la soluzione più rapida, sicura e indolore.”

– “Una volta mi regalò un sasso rotondo e liscio. Era il suo affetto semplice, senza sorprese, solido… Un’altra mi mise in mano un ciottolo di vetro colorato, di quelli allisciati dal mare…”  “E cosa significava?” “Forse che anche le cose taglienti con il tempo si addolciscono, che l’amore rende anche un pezzo di bottiglia una pietra preziosa”.

– “Prima di addormentarsi e trasformarsi in sogni i pensieri subiscono la forza di gravità universale, che i poeti chiamano amore, e che tutto attira a sé, silenziosamente. “

– “Voleva che tutti i suoi sogni non volassero via come coriandoli, prima ancora di diventare progetti. Si sarebbe sentita in colpa, ne avrebbe avuto nostalgia. E non c’è nostalgia maggiore di ciò che non è mai stato. La nostalgia del futuro. “

– “Su quel filo ondeggiante, un abbraccio donava l’equilibrio, il segno che amore è restare anche quando la vita ti dice di correre.”

LE MIE PREFERITE:

“Nessuna perla è uguale all’altra. Nessuna perla è mai perfettamente simmetrica. E nelle cose di questo mondo è meglio tenersi lontano dalla perfezione: la Luna quando è piena comincia a calare, la frutta quando è matura cade, il cuore quando è felice già teme di perdere quella gioia, l’amore quando raggiunge l’estasi è già passato. Solo le mancanze assicurano la bellezza, solo l’imperfezione aspira all’eternità. “

“Non lasciatevi rubare il tempo dai cattivi pensieri del passato, ma guardate al presente. Anche se non vi sembra un granchè, è il migliore possibile per mettere alla prova le vostre risorse. Uscite, parlate, amate. Forse vi aspettate troppo dal mondo e invece è il mondo che si aspetta qualcosa da voi.”

E’ stato un libro con una storia anche un po’ “banale”, ma il modo in cui l’ha scritta è veramente meraviglioso. Vi consiglio di leggerlo, almeno, a me è piaciuto. 😀

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L’isola del tesoro – Robert Louis Stevenson (Mariangela Falconieri)

Siamo in un paese in Inghilterra, nella prima metà del Settecento. JIm Hawkins è un ragazzo che vive nella locanda dei genitori chiamata ”Ammiraglio Benbow”.

Un giorno, un vecchio marinaio entrò nella locanda, seguito dalla carriola che portava un baule. Chiese  del rum e si avvicinò a Jim facendosi promettere che il ragazzo l’avrebbe avvisato non appena avesse visto ” il marinaio con una gamba sola ”. In cambio Jim riceveva qualche quarto di sterlina al mese. Ogni giorno il vecchio marinaio dall’aspetto imponente si ubriacava con del rum e cantava canzoni marinaresche e volgari oppure raccontava delle sue precedenti avventure in mare. Così si scoprì che il marinaio si chiamava Billy Bones, era un pirata e aveva ucciso tantissimei persone.
Una mattinata entrò nell’ ”Ammiraglio Benbow” un vecchio cieco. Si avvicinò a Jim e gli chiese se il suo amico Billy Bones risiedesse in quella locanda e avendo ricevuto una risposta positiva, entrò e raggiunse il tavolo dove il vecchio pirata era seduto . Il viso di Billy Bones, vedendo il cieco, chiamato Pew, sbiancò. I due si misero a discutere animatamente e alla fine il cieco disse a Billy Bones che aveva tempo fino alle 10, dopodichè se ne andò. Billy, che era molto debole a causa della sua dipendenza dal rum ( che gli aveva creato molti problemi di salute) svenne. Jim e sua madre chiamarono il medico di famiglia , il dottor Livesey, che nel frattempo stava curando il padre del ragazzo, ma questi non potè fare niente perchè Billy Bones era già morto. Jim e  sua madre sapevano che le parole del vecchio cieco erano un avvertimento e che Pew voleva qualcosa da Billy. L’unica cosa che il vecchio pirata teneva con sè dal giorno in cui era arrivato era il suo baule; e  non aveva mai permesso a nessuno di vedere il suo contenuto. La madre di Jim curiosò tra le tasche di Billy e vi trovò la chiave del baule. Velocemente Jim, la madre e il dottor Livesey riuscirono a prendere il baule e scappare giusto in tempo prima che Pew e la sua banda di pirati raggiungesse ”l’ammiraglio Benbow” e lo mettesse a ferro e fuoco. Una volta arrivati a casa del dottor Livesey, i tre aprirono il baule e ci trovarono dobloni, conchiglie e una strana carta. Guardandola meglio Jim capì che si trattava di una mappa del tesoro, ma non un tesoro qualunque, quello del mitico capitano Flint. Erano più di mille le leggende sul suo conto e sul suo tesoro nascosto, e se una ciurma di pirati aveva distrutto una locanda per possedere quella mappa, non poteva che essere autentica. Il dottor Livesey mandò a chiamare immediatamente il cavaliere Trelawney che entusiasmato per la notizia, partì immediatamente per Londra affinchè potesse organizzare una spedizione. Un mese dopo Jim e il dottor Livesely vennero chiamati a Londra: il cavaliere aveva preparato un equipaggio pronto a salpare a bordo della ”Hispaniola”. Saliti a bordo Jim, il dottore e il cavaliere conobbero il capitano,Smollet, che chiamò i tre a parlare nella sua cabina. Lì, espresse che l’equipaggio che il cavaliere Trelawney aveva recuperato era pessimo e che era stato uno sciocco a raccontare in giro del tesoro. Il capitano e il cavaliere iniziarono a discutere, ma Livesey riuscì a placare la lite dicendo che ormai non aveva senso litigare. Prima che la nave partisse, il capitano affidò Jim al cuoco di bordo, un certo John Silver. John e Jim durante il viaggio strinsero un grande rapporto, come quello che potevano avere un padre e un figlio. L’equipaggio si dimostrò valido e preparato e grazie al volere del cavaliere poteva mangiare quando ne aveva voglia. Un giorno Jim volendo mangiare una mela entrò nella cucina e si infilò nel barile per prenderne una, perché erano quasi finite e il ragazzo non arrivava a prendere le ultime mele. Ma mentre era ancora dentro, nella cucina entrò John Silver con qualche marinaio. Bastarono poche parole del cuoco perché Jim capisse la situazione: John era un pirata e un tempo aveva navigato con il mitico capitano Flint e voleva a tutti i costi il suo tesoro. Stava organizzando con quasi tutto l’equipaggio un ammutinamento contro il dottore, il cavaliere e il capitano e per convincere gli ultimi marinai onesti ad entrare nel suo piano usò le stesse parole dolci che usava con Jim. Il ragazzo ne rimase molto dispiaciuto ma capì che doveva subito avvisare le future vittime dell’ammutinamento se voleva restare vivo. Appena uscì dal barile e dalla cucina ‘’l’Hispaniola’’ approdò all’isola del tesoro. Jim disse al dottor che c’erano cattive notizie e questi convocò anche il cavaliere e il capitano nella cabina di quest’ultimo. Il ragazzo raccontò tutto ciò che aveva ascoltato nascosto nel baule e insieme decisero che ritornare indietro era inutile: avrebbero cercato il tesoro e poi avrebbero deciso cosa fare. La notte di quel giorno l’equipaggio fu lasciato libero di perlustrare l’isola. Jim fu il primo a partire ed entrò nella foresta. Ma sentiva dietro voci che discutevano ad alta voce. Lentamente si avvicinò e scoprì che erano John e un marinaio onesto che voleva ucciderlo perché aveva capito del suo ammutinamento. Ma il cuoco lo precedette e con un coltello lo uccise. Poi John suonò un fischietto che voleva dire che l’ammutinamento era ufficialmente iniziato. Jim iniziò a correre nella foresta finchè non vide un uomo. Inizialmente pensò che si trattasse di un cannibale ma subito scoprì che la sua pelle era bianca. Gli chiese il nome e l’uomo rispose che si chiamava Ben Gunn: era un povero pirata ‘’marooned’’ (una punizione inflitta da pirati che consiste nell’abbandonare un uomo in un isola deserta) lì da tre anni che aveva navigato con il capitano Flint.Nel frattempo sulla nave era scoppiato l’ammutinamento e il capitano, il dottore, il cavaliere e i pochi marinai onesti scapparono su una scialuppa. Sull’isola si stabilirono nel fortino che era stato costruito da Flint e dovettero fronteggiare l’attacco delle palle di cannone da parte dei rivoltosi, che però non colpirono il fortino poiché era nascosto tra gli alberi. Jim arrivò al fortino poco tempo dopo e tutti furono felici di scoprire che il ragazzo era ancora vivo. Il giorno dopo John Silver arrivò al fortino sventolando la bandiera bianca ma in realtà era una trappola. Jim intanto raggiunse la nave. Tornato trovò il forte occupato e venne fatto prigioniero. I marinai rivoltosi, che presero la mappa dal capitano, non trovando il tesoro nel punto indicato, deposero lo stesso John. Quest’ultimo dimostrò che il forte legame che si era formato con Jim era vero, difendendo il ragazzo e grazie all’aiuto del capitano e di Ben vennero liberati. John e Gunn si riconobbero come vecchi pirati dell’equipaggio di Flint e insieme trovarono il tesoro.  Di ritorno in Inghilterra, al primo porto, Silver scappò con parte dell’oro senza lasciare traccia di sé e regalando a Jim il suo amato pappagallo.

 

Ho trovato questo libro straordinario e fin dalle prime pagine mi sono impersonata nel protagonista, Jim, che narra la vicenda per la maggior parte in prima persona. La caratteristica che più mi ha colpita è il linguaggio: ironico e che riesce ad esprimere i discorsi dei pirati e dei marinai senza cadere nella volgarità.
Stevenson focalizza la narrazione sotto il punto di vista dei personaggi e riesce a entrare nella mente di ognuno di essi: quando fa parlare Jim, usa un linguaggio più semplice e descrive la storia sotto gli occhi di un ragazzo. Ad esempio molte liti le definisce comiche, fa trasparire l’entusiasmo del ragazzo nell’intraprendere una nuova avventura. Attraversando il porto, Jim coglie gli aspetti più strani e curiosi e descrivendo l’isola, si concentra su ombre che gli incutono timore. Per qualche capitolo, la storia è narrata dal dottor Livesely: Stevenson usa un linguaggio dotto e scientifico, analitico e per niente ampolloso, cioè le caratteristiche di un dottore e uomo ‘’scientifico’’. Infatti in questi capitoli ho trovato la lettura leggermente più difficile. La narrazione di Livesey è come una lista dove elenca ogni volta quello che va bene e quello che invece va male.
I personaggi sono personaggi a tutto tondo che maturano dall’inizio alla fine del romanzo. Jim diventa più astuto e intelligente, il dottor Livesey meno ‘’analitico’’, e soprattutto Long John Silver diventa più buono. Long John stringe un fortissimo legame affettivo con Jim, cosa che non avrebbe mai fatto con nessuno quando era un pirata e alla fine, anche a costo di essere ucciso da tutti i rivoltosi, decide di difendere Jim.

Secondo me lo stile di Stevenson è simile a quello di Manzoni sotto alcuni aspetti: il linguaggio piuttosto ironico, la focalizzazione multipla e il far maturare i protagonisti durante l’avventura.

(Nell’immagine ci sono Jim, Long John e il suo pappagallo)
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Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani FABIO GEDA (Mariangela Dicandia)

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Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani” ,scritto da Fabio Geda, è un libro che mi è stato regalato da un caro amico il giorno del mio compleanno. Finalmente ho avuto modo di poterlo leggere  e apprezzarne il messaggio forte che l’autore intende trasmettere al lettore di qualsiasi età. 

La storia di un ragazzino rumeno di soli tredici anni che si districa tra speranze e illusioni e non riesce a trovare una collocazione nel mondo è per Fabio Geda l’opportunità di riflessione sul dramma dell’immigrazione che è spesso causa di disgregazione. La storia raccontata da Fabio Geda lancia , infatti,  un messaggio positivo fatto di coraggio, voglia di reagire e capacità di affermarsi.

 

 

“C’è chi ha una vita come il Mississippi, liquida, lenta , fertile ,e chi, come Tex, rischia ogni giorno di morire di sete nel deserto del sale , di sfracellarsi giù da una scarpata o di congelare sotto una tormenta.

Ho pensato: Perché io, Emil Sabau? Io non sono Tex. Ho solo 13 anni. Anche se, certo, vorrei.
Ho pensato: Devo partire, andare via, lasciare Torino, lasciare la casa di Assunta. […]
Ho pensato: Marek, stasera posso andare da lui.
Poi sarei partito, sarei tornato in Romania. Avrei trovato mio padre e lo avrei fatto uscire di prigione.”

 

Emil Sabau è un ragazzino di tredici anni ,orfano di madre,  emigrato clandestinamente a Torino con suo padre su un camion carico di riso parboiled. A fargli compagnia , solo l’amico del cuore Marek, e l’eroe preferito , Tex Willer. Dopo il rimpatrio forzato del padre, in seguito ad una rissa, trova temporaneo rifugio presso un architetto che assume la compagna del padre come cuoca e donna delle pulizie. 

 

Emil però non ha più alcun motivo di rimanere a Torino soprattutto dopo che l’architetto  ha manifestato strani  interessi nei suoi confronti. Decide così di scappare con un solo obiettivo : ritrovare il nonno paterno  Viorel , artista di strada ,di cui conserva gelosamente alcune lettere alle quali non ha mai risposto. Sebbene non l’abbia mai conosciuto , Emil , spinto dall’audacia di chi non ha nulla da perdere , decide di raggiungerlo.  In una delle sue ultime lettere , nonno Viorel accenna ad uno spettacolo a Berlino. 

 

 Così , dopo essersi rifugiato a casa dell’unico amico, Emil decide di partire e di abbandonare per sempre Torino. Incontra dei ragazzi in partenza per Berlino, e con loro, di nascosto, passa la frontiera per seguire le poche tracce che ha del nonno che probabilmente ora è lì. Tra i suoi accompagnatori Asia, di cui forse si innamora, e che gli fa quasi da mamma, e Nerone, figura ambigua che lo detesta platealmente.

 

Passano alcuni giorni  in uno stabile occupato ed è proprio qui che Emil ,aiutato dal fotografo Sebastiano, conosciuto per caso,  scopre che nonno Viorel fino al giorno prima dormiva in una stanza accanto alla sua , nella quale nessuno aveva il permesso di entrare e che ora diretto a Madrid.  Emil però non si perde d’animo e spinto dalla necessità di trovare una nuova collocazione nel mondo , continua a cercare disperatamente l’unico punto di riferimento rimastogli, suo nonno .

 

Proprio grazie all’aiuto del fotografo Sebastiano  ,conosciuto a Berlino , Emil attraversa il Sud della Francia, vagabondando da Carcassonne a Tolosa, senza però mai dimenticare l’obiettivo del suo viaggio. Giunto a Madrid , Emil viene a contatto con Raul , un padre di famiglia vivace e scherzoso , che , abbandonato da sua moglie, deve badare da solo ai suoi  figli. Raul lo accompagna in giro per Madrid in cerca di suo nonno.    Ed è proprio grazie all’aiuto di tutti i suoi compagni di viaggio  che Emil riesce ad incontrare suo nonno Viorel con il quale finalmente potrà immaginare una nuova vita.

 

Gli ingredienti segreti dell’amore – Nicolas Barreau (Elena Zaccheroni)

“Questa storia inizia con un sorriso tra gli scaffali di una libreria e finisce in un piccolo ristorante a Saint-Germain-des-Prés, là dove pulsa il cuore di Parigi.” 

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Aurélie Bredin è una giovane cuoca parigina che lavora nel ristorante lasciatole in eredità dal padre: “Le Temps Des Cerises”. La sua vita ruota intorno a tre elementi: il suo ristorante, la sua migliore amica Bernadette e il suo compagno Claude che, in un giorno che sembrava essere uguale a molti altri e che, come molti altri, era iniziato con un bacio dolcissimo, decide di lasciarla con un biglietto e di andare via di casa.

Aurélie, che perde del tutto il controllo della propria vita, cerca conforto in Bernadette e in un buffo ombrello azzurro a pois bianchi che la accompagna per le strade bagnate di Parigi in un giorno piovoso, il primo senza Claude. Inconsciamente Aurélie si ritrova vicino ad un ponte sulla Senna e un poliziotto, che passava di lì per caso, teme che la ragazza abbia intenzione di gettarsi nel fiume.

Aurélie nega ma il poliziotto non molla la presa e così lei, un pò spaventeta, inizia a correre senza meta per poi trovare rifugio nella modesta libreria di Monsieur Chagall. Sotto gli occhi vigili del libraio, la ragazza inizia a girare per gli scaffali, ma solo per accertarsi che il poliziotto non l’abbia vista. Infatti Aurélie non ha mai amato particolarmente la lettura; eppure cambierà presto idea.

Monsieur Chagall, un pò insopettito, decide di consigliarle un libro, “Il sorriso delle donne”, il libro che le cambierà la vita. Aurélie lo accetta volentieri e, tornata a casa, decide di tuffarsi nella sua prima, emozionante esperienza di lettura.

Il libro racconta di un uomo inglese, Robert Miller, scrittore del romanzo, che un giorno, girovagando per le viuzze di Parigi, si ritrova a guardare con occhi sognanti una bellissima ragazza con un vestito verde di seta attraverso la vetrata di un ristorante con le tovaglie a quadri rossi e bianchi: “Le Temps des Cerises”.

Aurélie, che termina il libro in un batter d’occhio, intuisce subito che la protagonista del libro è proprio lei, nonostante la sua amica Bernadette insista col dirle che si tratta solo di una serie di strane coincidenze. Aurélie, però, sicura del fatto che le coincidenze non esistono, decide di fidarsi del suo istinto e, convinta più che mai a trovare questo scrittore misterioso ed evidentemente innamorato di lei, contatta la casa editrice che ha pubblicato il suo libro. Le risponde al telefono un certo Andrè Chabanais che si presenta come un uomo arrogante ed indisponente, dal quale non riesce ad ottenere alcuna informazione su colui che ormai è diventato l’uomo dei suoi sogni. Nonostante ciò lei non si perde d’animo e si reca di persona alla casa editrice che, per uno strano caso, si trova a Parigi. Ad accoglierla è di nuovo Monsieur Chabanais che riconosce subito in lei la ragazza col vestito verde e dal sorriso inconfondibile di cui parla il suo libro e di cui si è follemente innamorato.

Andrè, infatti, seguendo il consiglio del suo amico inglese Adam Goldberg, aveva scritto quel libro sotto falso nome, quello di Robert Miller appunto. A pubblicazione avvenuta, però, si era accorto che quel libro gli avrebbe portato tutt’altro che fama e giorni di gloria. In più, sempre dopo aver ascoltato Adam, sulla quarta di copertina aveva fatto pubblicare la foto del fratello di Adam, Sam, allegando una falsa biografia del presunto autore. Le attenzioni di Aurélie, tanto inaspettate quanto indesiderate ma gradite, non potevano portare altro che guai, e lui lo sapeva bene. Andrè cerca quindi di sviare la ragazza e di distruggere il mito che ha creato intorno a Robert Miller.

Andrè, però, è innamorato di lei e quindi, sfruttando la figura di Robert Miller, cerca delle esche in modo da far sì che le attenzioni dell’affascinante cuoca ricadano su di lui e non più sullo scomodo scrittore.

Si innesca così un circolo vizioso di bugie e strani avvenimenti che porteranno Aurèlie tra le braccia di Andrè. Però si sa, la verita viene sempre a galla, e prima che Andrè abbia il tempo di raccontare ad Aurèlie tutta la verità, uno spiacevole malinteso li divide per molto tempo.

Fortunatamente l’amore trionfa sempre e tra un Parfait à l’orange e un Gateaux au chocolat, Andrè riesce a riconquistare la sua amata e ad assicurarsi mille e più Menu d’amour a “Le Temps des Cerises”.

 

Ho letto questo libro per gioco e anche un po’ per sfida, perché volevo vedere fino a che punto potessero essere sdolcinati e romantici gli scrittori francesi di oggi. Ma con mia grande sorpresa ho scoperto che c’è chi sa raccontare l’amore senza troppe dozzine di rose rosse a gambo lungo e cioccolatini a San Valentino.

Originale, divertente e molto realistico, un misto tra un romanzo rosa e un libro di ricette; una storia fresca e un po’ stravagante, come le ricette di Aurélie; un mix delizioso tra arancia e cioccolato e una morale utile e veritiera: in amore, come nella vita, ci vuole sempre un pizzico di follia. 🙂

 

L’ultima riga delle favole – Massimo Gramellini (Marinunzia Salluce)

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Stregata dal romanzo “Fai bei sogni” di Massimo Gramellini ho deciso di acquistare “L’ultima riga delle favole”, scritta dal medesimo autore.

Benchè alcuni aspetti della vita del protagonista, Thomas, siano simili a quelli di Gramellini non si tratta di un’autobiografia: le vicende narrate sono puro frutto dell’immaginazione.
Il romanzo si apre con la descrizione della ragazza amata dal protagonista, Arianna: conosciuta ad una conferenza, aveva rubato dal primo istante il cuore e la mente del ragazzo, a cui aveva promesso un appuntamento nei giorni successivi.
Ma “l’amore è una bestia che ti mangia il cuore e scompare”: una semplice telefonata, con la quale Arianna disdice l’appuntamento, riesce a devastare Thomas. Si reca sulla spiaggia più vicina per distrarsi ma uno sconosciuto lo aggredisce e lo spinge in mare. Al risveglio realizza di trovarsi in un posto mai visto prima, le Terme dell’Anima. È accolto da Stella Maris che gli presenta il Direttore, uomo imponente e pieno di sé. Il registro che Stella Maris tiene tra le sue mani attira immediatamente l’attenzione del ragazzo: riesce a scorgere la scritta “durata del soggiorno da definire” che lo lascia perplesso. A cosa si riferisce quella scritta? Al tempo in cui è destinato a rimanere chiuso in quel luogo di cui non ha mai sentito parlare? Determinato a scoprire qualcosa in più sulle Terme, decide di non dar peso a quella frase.
Con l’aiuto di alcuni maestri tra cui Andrea, il “rac – canta storie” che canta filastrocche dal significato profondo, Thomas visita quello strano posto. Dal bagno turco in cui conosce Polvere (un uomo introverso e perennemente sulla difensiva) e Morena (una celebre attrice dal passato più che difficile), si sposta nella vasca del Sole, dove si perde tra i ricordi che hanno segnato la sua vita. Durante la sua permanenza alle Terme visita molte stanze guidato da un maestro e accompagnato dai due nuovi amici, fino a quando arriva al traguardo: la vasca dell’Agape. Questa è la vasca dell’amore, in cui Thomas riesce a capire qual è la sua anima gemella. Il pensiero della ragazza dai capelli corvini incontrata alla conferenza lo ha sempre guidato durante il percorso, donandogli la forza di proseguire nonostante ci fossero molti buoni motivi per non farlo. È lei la sua anima gemella, e Thomas è pronto a tornare sulla terra e a conquistarla.
Dopo aver compreso qual è la sua strada realizza che coloro che lo hanno guidato in quello strano posto lo hanno aiutato, in modo da rispolverare il motivo per il quale è venuto al mondo. Prima di tornare nell’altra dimensione, la vita, intuisce il significato della frase letta sul registro di Stella Maris: la durata da definire non riguardava la sua permanenza alle Terme, ma nella vita reale. Il suo cammino, quindi, non era ancora terminato.
Il romanzo si chiude con una seconda possibilità: Thomas si ritrova sulla spiaggia, riesce ad evitare quel tizio che lo avrebbe fatto annegare e torna a casa per ricominciare. Avendo perso il numero di Arianna, decide di farsi cullare dalle parole di una rivista: gli capita di leggere un articolo che tratta del mancato appuntamento con l’anima gemella firmato da “Mihael”. Curioso, continua a sfogliare le pagine fino a ritrovare quella firma accanto alla foto di una ragazza.  “La riconobbe subito. Era la sua anima.”

Il linguaggio adottato dall’autore è semplice e lineare, in contrapposizione con il messaggio che egli vuole trasmettere al lettore. “L’ultima riga delle favole” è un romanzo impegnativo: se si vuole cogliere quello che realmente Gramellini vuole dire, non bisogna fermarsi superficialmente alle strane vicende del protagonista, ma bisogna immedesimarsi e leggere tra le righe. Sebbene il romanzo non mi abbia colpito come “Fai bei sogni”, penso comunque che l’autore sia riuscito a trasmettere perfettamente il messaggio: ognuno ha bisogno di guardare dentro se stesso per scoprire per quale ragione è venuto al mondo, e solo se riesce a comprendere il vero significato dell’amore può godere di una seconda possibilità per riaprire le porte della propria vita.
È presente un’analessi: in una delle vasche in cui Thomas si immerge, egli viene catapultato nel suo passato per ricucire le ferite che non sono mai guarite. Rivive i momenti più duri in seguito alla scomparsa della madre e affronta le persone che non hanno creduto in lui, il padre in primis.
È stato un sogno quello di Thomas? Un sogno che si è rivelato tanto importante da cambiargli la vita? Non possiamo saperlo, ma penso che uno dei messaggi principali del romanzo sia che la vita di tutti giorni può essere cambiata perseverando e credendo ardentemente in qualcosa.

Ho trovato questo romanzo coinvolgente e molto profondo e sono convinta che non si possa descrivere perfettamente in una recensione: l’unica possibilità per sentirsi protagonisti, insieme a Thomas, è leggerlo e sforzarsi di andare oltre le vicende raccontate.
Concludo con alcune frasi che mi hanno colpito:
“La rovina non sta nell’errore che commetti, ma nella scusa con cui cerchi di nasconderlo.”

“Le disse che l’amore muore per strangolamento ogni volta che Io soffoca Noi.”

“L’amore è una calamita che entra in azione quando il tuo esterno è la copia dell’interno di un’altra persona.”

Un saluto, Marinunzia 🙂

Mark Haddon- Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (Paolo Sacco)

Chris Boone è un quindicenne autistico che vive a Swindon con il padre. A causa della sua malattia Chris ha un rapporto problematico con il mondo; vive nei suoi comportamenti strani, nelle sue assurde convinzioni, nelle azioni ripetute con ossessione e nella matematica, l’unica materia in cui è un vero e proprio genio.

Un giorno, intorno alla mezzanotte, Chris vede nel gierdino di una vicina di casa, la signora Shears,Wellington, il cane di quest’ultima, trafitto da un forcone. Chris, nonostante il padre gli avesse detto di lasciar perdere questa faccenda, indaga e interroga tutti i vicini di casa. Il padre, che qualche anno prima aveva annunciato al figlio la morte della madre, controlla il figlio e decide di sequestrargli il libro che stava scrivendo circa la morte del cane Wellington. Chris, nel cercare il libro, trova alcune lettere indirizzate a lui provenienti da Londra. Ne legge alcune e scopre che sono state scritte recentemente da sua madre. Dopo una furibonda discussione con il padre, Chris scopre che la madre non era morta, ma che si era trasferita a Londra con il vicino di casa, il signor Sheras, lasciando Chris e il padre da soli. Chris , inoltre, intuisce che ad aver ucciso il cane è stato proprio il padre e capisce di non poter più vivere con lui.

Così va dalla madre a Londra con il treno e si stabilisce lì per qualche giorno. La presenza di Chris a Londra genera qualche discussione tra la madre e il signor Shears che si lasciano. Infine madre e figlio tornano a Swindon e si stabiliscono lì definitivamente. Chris, tornato a casa, dà un esame di matematica, utile per l’università e lo passa con il massimo dei voti. Il suo morale è alle stelle, sa di essere capace di affrontare tutto perchè è andato a Londra da solo, ha scritto un libro ed ha scoperto chi è l’assassino di Wellington ed ha ritrovato la madre. Ciò gli conferisce una serenità mentale che lo accompagnerà per tutta la sua vita.

L’autore si immedesima nel protagonista e scrive questo libro, caratterizzato da un stile di scrittura semplice, veloce e snello. Si narra essenzialmente del percorso psicologico a cui vai incontro Chris, che lo prepara ad un percorso più lungo e tortuoso che è la vita. Il  protagonista non è più quel bambino spaventato che sta sempre per i fatti suoi, non si fa toccare e diffida di tutte le persone che incontra e che per lui sono estranee, ora è un ragazzo capace di tutto e che non ha paura di nulla.

“E andai in una libreria con mia madre e comprai un libro di matematica avanzata e mio padre disse alla signora Gascoyne che l’anno dopo avrei dato l’esame di matematica avanzata e lei disse-Va bene.

E lo passerò e prenderò di nuovo il massimo dei voti. E tra due anni darò l’esame di fisica e prenderò il massimo dei voti.

E dopo aver fatto questo, mi iscriverò all’universitò in un’altra città. E non deve per forza essere Londra perchè Londra non mi piace e ci sono università un po’ dappertutto e non solo nelle grandi città. E voivrò in un appartamento con un giardino e un bagno come si deve. Porterò con me Sandy e  i miei libri e il mio computer.

E poi mi laureerò a pieni voti e diventerò uno scienziato. E so di potercela fare perchè sono andato a Londra da solo e perchè ho risolto il mistero di Chi ha ucciso Wellington? e ho trovato mia madre e sono stato coraggioso e ho scritto un libro e questo significa che posso fare qualunque cosa.”

Josè Saramago- Le intermittenze della morte (Paolo Sacco)

In un Paese, il cui nome non viene specificato, è il 31 dicembre e allo scoccare della mezzanotte la morte cessa di svolgere la sua attività. In un primo momento la gioia pervade gli animi di tutti i cittadini, che si sentono immortali. Ovviamente non è tutto così semplice come sembra; il Paese entra in grande difficoltà dopo pochi giorni: gli ospedali sono stracolmi di ammalati, gli ospizi pieni di anziani, l’industria mortuaria, che faceva della morte una fonte di reddito, si trova senza lavoro. Anche la Chiesa, che crede nelle morte e nella resurrezione, entra in crisi ritrovandosi senza fedeli.

In questo modo cresce a tal punto il numero di anziani malati, costantemente in bilico tra la morte e la vita, che alcuni portano i propri cari al di là del confine del proprio Paese, dove la morte è ancora in attività. Attorno a quest’operazione si costituisce una mafia che, in cambio di denaro, porta i malati terminali al di là del confine, per poi seppellirli.

Dopo sette mesi, la morte, con una lettera viola diretta ai media, annuncia il ritorno alla sua quotidiana attività. Così, da quel momento in poi, la morte invia delle lettere viola per avvertire gli sfortunati (o fortunati?) destinatari del loro inevitabile destino. Quando una lettera viola viene rispedita al mittente per ben tre volte da un violoncellista, la morte , con fattezze di donna, è costretta a bussare alla sua porta per consegnargliela di persona. Inizialmente la morte, senza farsi vedere, osserva il violoncellista nella sua casa e, scoperto che vive da solo con il suo cane, decide di sedurlo. In pochi giorni i due si conoscono, ma c’è qualcosa in ognuno dei due che attrae l’altro. questa attrazione sfocia in un sentimento di amore che determina la completa e definitava trasformazione della morte in una donna:

Il premio nobel Saramago pone gli abitanti di un Paese in una situazione assurda e inpensabile. Attraverso la sua abilità di scrittura sarcastica ed ironica, Saramago dà giudizi severi alla politica, alla Chiesa e all’uomo contemporaneo, che riscopre tutta la sua fragilità in assenza della morte. Saramago non cerca di dare un senso alla morte, ma di evidenziare quanto la vita sia prevedibile e scontata.

I segreti di Apple – Adam Lashinsky

Questo è il mio secondo libro, l’ho letto subito dopo la biografia ufficiale di Steve Jobs, ma ho aspettato a pubblicare una opinione in quanto mi è servito rileggere qualche capitolo per capire bene alcuni argomenti.

All’inizio non avevo neanche previsto di leggere questo libro, non ne sapevo neanche l’esistenza, ma un giorno sono andato alla libreria di Giulio a cercare un libro da leggere che purtroppo non c’era (Il sistema periodico) e quasi per caso mi sono imbattuto in questo libro. Al contrario di tutti gli altri libri che ho letto questo non narra una storia, più che altro analizza e svela i meccanismi, fino a poco tempo fa segreti, che rendono la Apple una azienda unica nel suo genere; infatti, da quanto si capisce dal libro, la Apple non ha un reparto di indagini di mercato che cercano di capire se un prodotto avrà successo, lo creano e basta. Le riunioni del consiglio di amministrazione sono molto insolite, anzichè discutere di dati e presentare nuovi progetti con presentazioni powerpoint, nelle riunioni i team che si occupano dei progetti si danno battaglia e lottano con i denti e le unghie per far si che il loro progetto diventi realtà. Altra caratteristica peculiare è che i designer sono i più importanti di tutti, nessuno, escluso il CEO dell’azienda, può contraddirli, essi godono di un rispetto enorme e quando si progetta un nuovo prodotto loro hanno sempre l’ultima parola su tutto, ecco perché i prodotti della Apple hanno un bellissimo aspetto e il loro design si distingue da tutti gli altri: perché il design viene prima di tutto. 

La terza caratteristica esaminata sta nel modo di lavorare: nelle grandi aziende tutti i dipendenti si conoscono e si scambiano idee sui loro progetti, sanno di far parte di una grande azienda; ad Apple no, lì vi sono aree di massima segretezza dove solo pochi eletti possono entrare, i muratori si vedono molto spesso in quanto ogni volta che si inizia a sviluppare un nuovo progetto essi montano nuovi muri e isolano interi reparti dell’edificio agli ingegneri che non partecipano al progetto, tra gli ingegneri stessi ci si conosce poco e quando si incontrano di tutto parlano tranne che del lavoro, parlare del lavoro per loro è come un tabù, non se ne può parlare, altrimenti si rischia il posto. Proprio grazie a questi fattori i dipendenti Apple non hanno la sensazione di lavorare in una grande azienda ma in una piccola start-up (un’azienda appena fondata), basti pensare che quando uscì l’iPad gli ingegneri che crearono il programma per accedere ad internet da esso furono soltanto due, un’impresa titanica, che in una start-up è necessaria per mancanza di fondi, ma in una grande azienda tutti, eccetto Apple, avrebbero assegnato quest’impresa a un gruppo di una trentina di ingegneri. 

Il libro non è particolarmente interessante, sicuramente non è rivolto a tutti, ma solo a chi è appassionato di prodotti marchiati Apple e vuole sapere di più sul segreto del suo successo. Se dovessi dargli un voto gli darei una sufficienza stentata, è sicuramente il libro meno interessante che abbia letto questa estate…

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(Ingresso del quartier generale della Apple Inc. 1 infinite loop Cupertino, California)

Il ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde (Valentina Braia)

Il primo libro che ho letto è stato “Il ritratto di Dorian Gray”, scritto da Oscar Wilde. Da sempre me lo hanno consigliato e quindi ho deciso di leggerlo.

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Il protagonista di questo libro è un giovane affascinante di nome Dorian Gray capace di colpire qualsiasi occhio gli rivolga uno sguardo, anche sfuggente. Il suo viso e i suoi lineamenti colpiscono un pittore di Londra, Basil Hallward, che, conquistato da tanta bellezza decide di fargli un ritratto.

Nello studio di Basil avviene un incontro fatale: quello tra Dorian Gray e Lord Henry Wotton. Tra i due da subito c’è qualcosa di intrigante che porta loro a trascorrere molto tempo insieme. Lord Henry riesce ad attirare l’attenzione del giovane grazie alle sue parole, che cercano di convincerlo a vivere a pieno la vita e provare ogni nuova esperienza. In breve tempo quello che si pensava essere un rapporto di poco conto diventa una grande amicizia tanto che Lord Henry diventa un punto di riferimento per il ragazzo. Il pensiero di Dorian viene fortemente influenzato da quello di Lord Henry tanto che decide di coprire il ritratto: è convinto che, una volta raggiunta la vecchiaia, morirà di nostalgia riguardando il quadro e confrontando il bel viso con uno marcato da rughe. Il pensiero della fugacità del tempo e contemporaneamente della bellezza lo distrugge. Esprime un desiderio, ossia quello che sia il ritratto ad invecchiare al posto suo. Come nel patto, Dorian mantiene fascino e giovinezza, mentre è il dipinto, immagine della sua parte interiore, a mostrare ogni giorno i segni del tempo, del vizio e della corruzione, diventando orrendo.

Nel capitolo quarto è presente un’importante rivelazione: Dorian si innamora di un’attrice di nome Sibyl Vane. Ogni sera Dorian è pronto ad assistere le sue esibizioni in teatro, accompagnato dal suo amico di fiducia Lord Henry, detto Herry. Una sera il teatro era gremito e tutti attendevano che il sipario si aprisse. Quell’attesa si rivela un errore: Sibyl si dimostra un’attrice dilettante. Dorian alla fine dello spettacolo decide di recarsi dietro le quinte per lamentarsi con la ragazza della sua pessima figura e per troncare tale relazione amorosa. Sibyl, la quale ha conosciuto l’amore, non può più fingere recitando. Alle parole del giovane, si sente morire.

Dorian si abbandona ad ogni piacere proibito, fino ad arrivare all’omicidio dell’artista, Basil, che gli rimproverava il suo comportamento e a causare il suicidio della sua fidanzata Sibyl e del suo amico Alan Campbell, che l’aveva aiutato, dietro ricatto, a far sparire il corpo di Basil.

Colto dai sensi di colpa, il giovane cambia il suo modo di vivere e cerca di celare la sua bellezza nascondendo il quadro in soffitta, convinto che sia proprio il ritratto causa di tanto orrore.

Sensi di colpa lo portano a trafiggere la tela del suo dipinto con lo stesso coltello con cui aveva ucciso il suo amico che, attraverso un’opera tanto bella, gli aveva reso una vita difficile. Un grido di agonia atroce sveglia i domestici i quali, spaventati, trovano sul pavimento un uomo in abito da sera con un coltello piantato nel cuore perché l’essenza del quadro è strettamente correlata a quella di Dorian che subisce una sorte simile.

Tra i personaggi principali maggiormente descritti ci sono Dorian Gray, Basil Hallward e Henry Wotton.

  • Dorian è un giovane di bell’aspetto e dai nobili sentimenti, che nella vita coltiva eleganza e amicizie. La sua non completa maturità lo porta a lasciarsi influenzare dalle idee di Wotton, che lo conducono sulla cattiva strada e che sono il fulcro del libro. Dorian vive di apparenze, causa di un’insoddisfazione che lo porteranno alla morte.
  • Lord Henry Wotton è il classico uomo materialista, nobile e scettico. E’ un amante del piacere e rappresenta la cattiva coscienza di Dorian.
  • Basil Hallward è un artista, un pittore. Da subito rimane invaghito di Dorian, forse anche solo della bellezza della sua persona e dei suoi modi di fare. Rappresenta la coscienza morale di Dorian e, come tale, viene ucciso dal protagonista.

Secondo me il libro complessivamente è molto bello e profondo, soprattutto perché pone l’accento su temi importanti e interessanti, quali la fugacità del tempo e della bellezza e la degradazione della vita. Inoltre il messaggio è molto significativo: non bisogna perdere tempo a cercare una perfezione esteriore perché è quella interiore di cui ognuno di noi necessita. Non vi nascondo che comunque è un libro complesso perché Oscar Wilde, autore della seconda metà dell’ottocento, ha inserito molti riferimenti storici e alcune volte ha scritto utilizzando un linguaggio ampolloso.

Ho poi deciso di vedere il film per confrontare le mie idee con quelle proposte, riscontrando molte somiglianze a quanto avevo immaginato.

Infine vi lascio con alcune – e non una perché sarebbe riduttivo – delle tante frasi che mi hanno colpito:

“È triste pensarci, ma non c’è dubbio che il Genio viva più a lungo della Bellezza. E questo spiega perché ci diamo tutti tanta pena per diventare colti.”

“Perché influenzare qualcuno significa dargli la propria anima. Costui non ha più pensieri che gli siano naturali, e brucia di passioni che non gli appartengono. Le sue virtù non sono reali: i suoi peccati, ammesso che i peccati esistano, sono presi a prestito. Diventa un eco della musica di qualcun altro, l’attore di una parte non scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo del proprio io: realizzare perfettamente la propria natura è il motivo per cui siamo qui. Al giorno d’oggi l’uomo ha paura di se stesso e sembra aver dimenticato il più nobile di tutti i doveri, quello che ha nei propri confronti. Naturalmente è un essere caritatevole: dà da mangiare agli affamati e veste i mendicanti. Ma la sua anima soffre di inedia, ed è nuda. La nostra razza non ha più il coraggio, o forse non lo ha mai realmente avuto. Il terrore della società, che è la base della morale, e il terrore di Dio, che è il segreto delle religioni – ecco le due leggi che ci governano.”

“Niente può curare l’anima se non i sensi, così come niente può curare i sensi se non l’anima.”

“Il vantaggio delle emozioni è di condurci fuori strada: quello della Scienza di essere privo di emozioni.”

“Al giorno d’oggi la gente sa il prezzo di tutto e non conosce il valore di niente.”

“La fedeltà è per la vita sentimentale ciò che la coerenza è per la vita dell’intelletto.”

“L’esperienza non ha alcun valore etico, è solo il nome che gli uomini danno ai propri errori.”

“Definire è limitare.”

Un saluto, Valentina 🙂